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VITAMINA D, SOLE E RAW FOOD

VITAMINA D, SOLE E RAW FOOD

Dal Mal...Essere al Ben....Essere

Che cosa c’entra la vitamina D con germogli e cetrioli? C’entra, eccome. Non perché germogli e cetrioli ne siano ricchi. Anzi, non lo sono per niente. Ma perché i cibi vegetali crudi costituiscono un importante scudo protettivo contro i possibili danni dei raggi UVB. E indubbiamente è molto meglio mangiare raw food che stare lontani dai raggi solari. Il sole è infatti la nostra principale fonte di vita, che ci permette anche di sintetizzare vitamina D.

Ma è così importante questa vitamina? A quanto pare sì. E non solo per il buon funzionamento dei muscoli, per fissare il calcio nelle ossa e combattere l’osteoporosi, come è ormai noto. Ma per numerosi altri processi metabolici. Nella sua forma attivata il calcitriolo, ormone steroideo liposolubile definito impropriamente vitamina D, è capace infatti di attraversare le membrane cellulari di tutti nostri tessuti grazie a specifici recettori cellulari, di regolare tutti i processi intracellulari oltre che l’espressione di circa 200 geni. Nuove ricerche, quasi ogni giorno, dimostrano il ruolo-chiave di questa sostanza nel mantenimento della salute generale di organi e tessuti. Un apporto insufficiente diminuisce invece le risposte immunitarie, determina disturbi del metabolismo cellulare, mal funzionamento degli organi e può essere corresponsabile della genesi di numerosi disturbi o malattie, tra cui raffreddore, infezioni, allergie, artrite, diabete, depressione, sclerosi multipla, ipertensione, infarto e tumori.

Sì, anche tumori. Secondo gli studi più recenti le cellule cancerose non amano la luce del sole. Le scoperte fatte fino a oggi, facilmente visionabili su PubMed, database prodotto dal National Center for Biotechnology Information presso la National Library of Medicine dei National Institutes of Health degli Stati Uniti, hanno messo in evidenza che alti livelli di vitamina D sviluppati con l’esposizione alla luce solare possono regolare l’apoptosi o morte cellulare programmata, la differenziazione e la proliferazione cellulare, inibendo così la vascolarizzazione e lametastatizzazione delle cellule cancerose, anche queste dotate di specifici recettori. Un meccanismo valido anche per gli stessi melanomi dai quali ci è stato detto di proteggerci evitando i raggi UVB: già da qualche anno alcuni ricercatori della Leeds University hanno dimostrato che bassi livelli di vitamina D aumentano il rischio di sviluppare questo tipo di tumore. Come fa notare Michael Holick (vitamindhealth.org), professore di medicina, fisiologia e biofisica, direttore del Centro di Ricerca di Medicina e della Clinica per la Salute delle Ossa al Boston University Medical Center, il maggior esperto mondiale di vitamina D, i melanomi si sviluppano spesso nelle zone del corpo meno esposte al sole, quindi non sul volto o sulle mani. Ed è stato provato che le persone che nella vita si sono maggiormente esposte al sole hanno minore probabilità di morire per melanoma.

Da evitare è sicuramente un’esposizione eccessiva e incontrollata che può aumentare il rischio soprattutto se si sono avute scottature nell’infanzia, se ci sono fattori ereditari o un alto numero di nei sul corpo. Ma esporre braccia e gambe alla luce solare 20 minuti al giorno senza crema protettiva (una protezione SPF 15 riduce del 98% la produzione di vitamina D e i relativi benefici) permette di produrre 3000-4000 UI di vitamina D, quasi il doppio della dose giornaliera raccomandata. Quando? Da marzo a novembre, consigliano gli esperti, negli orari in cui l’ombra che si proietta stando in piedi non supera la propria altezza. La regola è quindi quella di esporsi poco e spesso. Anche perché l’incremento di melanina, ossia l’abbronzatura, blocca la produzione di vitamina D.

Come proteggerci ulteriormente dalle rughe e dai danni dei radicali liberi prodotti dal sole? Con il cibo crudo. Un’alimentazione a base vegetale prevalentemente crudista aiuta ad abbassare il pH dell’organismo e a evitare acidosi e stati infiammatori che possono generare malattia, incluso lo stesso melanoma. La pelle è infatti un organo di eliminazione molto importante e se l’acidità non è espulsa attraverso i normali canali escretori, il veleno si accumula a livello cutaneo e spesso assume forma patologica. La rivista Molecular Cancer Therapeutics ha reso noto che dallagossipina, un agente anticancro contenuto in frutta e verdura, è in arrivo perfino una nuova possibile cura per il melanoma.

Facciamo spazio allora in tavola a verdura e frutta. In particolare agli ortaggi che ci sono più amici, come cetrioli, prezzemolo, tarassaco, sedano, cavolo nero, germogli, rapanelli. E aiutiamoci anche con qualche supercibo come erba d’orzo ed erba di grano. Il loro potere alcalinizzante si prenderà cura di noi. E anche della nostra pelle.

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